CRISI O CARENZE DI AUTISTI NELL’AUTOTRASPORTO
il settore
Autotrasporti, la «crisi» al contrario C’è tanto lavoro, mancano gli addetti
La Federazione di Bergamo: «C’è un’immagine sbagliata di questo mestiere, appartenente al passato». Le trasferte lunghe e i primi stipendi scoraggiano i giovani
Le carenze
Le assunzioni sarebbero pronte subito, peccato, però, che gli autisti non si trovino proprio. Un comparto in piena crisi vocazionale. La domanda del mercato del trasporto bergamasco è racchiusa in una colonna del foglio excel dove la Fai orobica ha condensato i risultati di un sondaggio tra i suoi associati: c’è chi ha 200 camion e chi ne ha solo 10, ma invertendo i fattori il risultato non cambia. In proporzione tutti, ma proprio tutti, lamentano carenze in organico, con il risultato che, in alcuni casi, i mezzi sono fermi sui piazzali e il fatturato non cresce. Aumenta, quella invece sì, la preoccupazione di un comparto importante che, dovendo fare i conti con una serie di problemi, deve mettere in conto anche questo.
Dimenticate l’immagine del camionista che parte nel buio della notte e che alla guida del suo bisonte incarna la sensazione di una libertà senza confini. È qualcosa che appartiene forse all’immaginario cinematografico, più spesso americano. Così come devono essere messe in archivio certe ambientazioni poco edificanti. «Proprio quelle — prosegue Bendotti — hanno contribuito ad incasellare questo mestiere nelle professioni da snobbare. Le cose sono molto cambiate». I tempi evolvono, ma soprattutto passano e, a fronte di centinaia di autisti che vanno in pensione, non si assiste al ricambio generazionale.
La vecchia guardia che appende il volante al chiodo non ha chi la sostituisce e i giovani non considerano questa opportunità che, tra gli altri, consente di avere un posto fisso. Appeal zero. Perché? «Perché di fondo — azzarda la risposta ancora Bendotti — c’è questa immagine sbagliata. I mezzi sono diventati delle mezze astronavi e sono governati e diretti da centri logistici che sembrano delle basi spaziali. Ci sono schermi e pannelli di controllo e di geolocalizzazione in grado di monitorare costantemente tutti i tragitti dei mezzi. Certo, il sacrificio non manca, ma questo — chiude il segretario provinciale — vale per tutti i lavori».
Stipendi e costi
La prima valutazione da mettere sul piatto della bilancia è la tipologia di vita, e cioè gli orari, il pochissimo tempo libero, e l’eventuale ritorno economico. Nella settimana-tipo si comincia alle tre/quattro di notte del lunedì e si rientra a casa il venerdì. Tutta la settimana lontano dalla fidanzata o dalla famiglia. «Sono cinque notti fuori casa — evidenzia Giampietro Massetti, responsabile operativo di Autotrasporti Bertoni di Endine Gaiano, con una flotta di 50 mezzi di cui dieci fermi per mancanza di autisti — e questo delle trasferte settimanali mette subito in crisi gli aspiranti autisti». Altra questione cardine: lo stipendio. Tralasciando i trasfertisti su tratte internazionali (che possono arrivare anche a 4 mila euro mensili, ma spesso servono anni di esperienza), lo stipendio base di un autista oscilla tra i 2.200 e i 2.500 euro al mese, vitto escluso: «Ma a livello contributivo — precisa Ivan Sana, ad dell’omonima azienda di Mornico al Serio, con una flotta di una dozzina di mezzi e la necessità di un paio di autisti — ci costa come due. Speriamo che si metta mano al cuneo fiscale». «È una vita difficile e molti preferiscono uno stipendio più basso magari facendo l’operaio, vengono, provano per qualche tempo e poi lasciano perdere» racconta Fausto Nicoli, a capo dell’omonima azienda di Albino, 200 mezzi in flotta e necessità di assunzione immediata per 15 autisti ed altri 50 in proiezione nei piani di sviluppo triennali dell’azienda.
La burocrazia
«Esiste un notevole turn over. È un fatto che si fa sempre più fatica a trovare giovani disponibili, anche perché si tratta di un lavoro gravoso che comporta una qualificazione sempre più importante» gli fa eco Armando Pugliese, direttore della logistica del colosso bergamasco Italtrans, flotta da mille mezzi. Un altro fattore che, infatti, scoraggia gli aspiranti autisti è il conseguimento delle apposite patenti e del CQC, ovvero il Certificato di Qualificazione del conducente: la trafila burocratica può costare anche 6/7 mila euro.
Ritorno a Est
Nel frattempo anche gli autisti dell’Est polacchi, bulgari, ungheresi, arrivati in massa negli anni scorsi «se sono tornati a casa loro — conferma Massetti — perché il range di retribuzione si è sostanzialmente livellato». Come ovviare? Insistendo sulla sensibilizzazione sulle opportunità professionali che si possono aprire nella logistica. «Tempo fa abbiamo anche partecipato insieme alla Fai a un progetto di formazione specifico per giovani autisti — conclude Pugliese — ma i risultati non sono stati soddisfacenti».